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"2001: A Space Odyssey". Articolo di Ambra Mattioli

Aggiornamento: 18 gen 2022


Questo è il mio articolo pubblicato su davidbowieblackstar.it. Il racconto di come una bambina di 9 anni intuì una certezza. Poi un sogno, una disamina, una riflessione, un pensiero in fin dei conti sull'eterna domanda.

Mi piacerebbe prendervi sottobraccio per accompagnarvi dolcemente attraverso il fantastico viaggio che è la vita stessa, la vita di ciascuno di noi, che a volte ci appare incomprensibile proprio a causa della sua assoluta, disarmante semplicità. Più avanti vi parlerò di Bowie, ma per farlo

dobbiamo partire da un punto nel tempo molto ben delineato e circoscritto, quando nel 1968,


Ambra Mattioli David Bowie Tribute, Ambra Mattioli Tributo a David Bowie

Stanley Kubrick, pubblicò "2001: A Space Odyssey", che come altri classici del passato (Odissea, Eneide, Divina Commedia), rappresenta un viaggio iniziatico all’interno dell’uomo-dio, ovvero nell’infinito fatto uomo. Perdonate anche se a tratti dovrò inserirmi come parte attiva in questo nostro viaggio-guidato. Sono certa che alla fine il tutto risulterà più comprensibile e forse questa nostra chiacchierata potrà fornirvi degli strumenti necessari a comprendere almeno in parte il tentativo di Mr. Jones di scoprire la Sua personale strada verso le stelle.

Are you sitting comfortably? Then I shall begin.

* * *

Il ventenne David R. Jones vide il film e la sua carne cambiò. Sì è stato scritto, d’accordo. Ma che vuol dire? Come può un messaggio intellettuale, definiamolo pure spirituale, a muovere la lentezza, la pesantezza di un corpo e alterare il corso di una vita.. per tutta la vita? Può e prepotentemente! Sempre ammesso che tale messaggio giunga in una fase identificativa attiva del soggetto, e che la sua anima sia caduta su un terreno sufficientemente sfavorevole (l’uomo che cadde sulla terra). E’ risaputo che gli agi non innescano i cambiamenti, e già! ma le difficoltà non devono essere nemmeno tanto grandi da bruciarti il terreno sotto i piedi, tanto da non permetterti di riconoscere e catalogare saggezze antiche già in precedenza acquisite. Sto parlando difficile? Strano perché quando uscì il film nel 1968 (ma in Italia nel ’69), Ambra era ancora una bambina di 9 anni, timida, introversa, silenziosa, ma comprese da sola il messaggio che le salvò la vita. La sua famiglia problematica, le innestò la predisposizione all’invisibilità, e quindi in seguito la capacità acquisita di assorbire e di riflettere il suo sensorio come da uno specchio.

David diceva di se stesso: “Sono un collezionista... un collezionista di vite”. La bimba di 9 anni, Ambra, vide il film e… la sua carne cambiò.

* * *

Adesso è necessario che io vi parli del film “2001: A Space Odyssey”.


– Considerazioni sulle soluzioni scenografiche e cinematografiche.

Quale è la differenza sostanziale tra un romanzo in forma scritta e un film? La letteratura si basa principalmente sull’intelligenza comprensiva che avvalendosi dell’uso della parola e della metafora, trasmette alla banca dati, la nostra memoria, i significati che evocano reazioni ed emozioni. Il cinema funziona al contrario. Si viene sommersi da immagini che si legano ad altre emozioni che forse alla fine ti permetteranno di tradurre (tradire) il tuo pensiero in parole e significati. È abbastanza evidente comprendere la differente genesi del fascino che appaga il lettore piuttosto che lo spettatore. Il testo ti induce una reazione che viene confrontata con quella già posseduta nella memoria del lettore il quale potrà alterarne o ampliarne il significato, ma anche stravolgerlo o sostituirlo del tutto. La risultante di questo conflitto è appunto l’emozione che ne scaturisce. La fluidità di immagini che si susseguono durante una proiezione, non deve essere necessariamente legata a una immediata comprensione, tant’è che ciò che giunge immediato di solito è solo la parvenza di significato, dato che si tratta solo di una sensazione ancora da configurare. È quando cerchiamo a tutti i costi di attribuire valori logici e letterari a queste emozioni che scopriamo il vaso di Pandora e tutto si appiattisce si uniforma; è in quel momento che ci vergogniamo di aver pianto nella penombra della sala per una commozione improvvisa che non abbiamo saputo tenere sotto controllo. La razionalizzazione è appunto ciò che dovremmo lasciare fuori della sala almeno per quelle due ore di proiezione.

Kubrick applica la considerazione sopra descritta.

– Il valzer del Bel Danubio Blu di Strauss.

Una lunga sequenza di immagini di evoluzioni spaziali compiute da veicoli è commentata da una colonna sonora che sorprende per la sua maestosità. Le circonvoluzioni delle astronavi sembrano ridurre a semplici giri di valzer le reali complessità di tali manovre; è come se il regista volesse porre l’accento sulla noiosa banalità della vita in un ambiente totalmente estraneo all’uomo ma che al momento è comunemente interpretato come “casa”. Il contrappunto musicale è un’armonia che presenta un duplice aspetto. Di solito due strumenti che si rincorrono o che si contrappongono. In lirica sono due voci che dialogano. In cinematografia può anche essere una scena triste commentata da una musica solare o viceversa. Questo fatto fa scaturire un dialogo inconscio nell’osservatore, forse la doppia analisi ed il contrasto diviene interessante quando si cerca di capire perché siamo rimasti tranquilli al nostro posto oppure ci siamo turbati. Alcune idee molto complesse, difficili da esprimere a parole, possono essere meglio presentate attraverso l’uso di suoni, che aggirano l’interpretazione razionale e si stagliano sulla soglia dell’intuizione propria di ognuno. E allora, bypassiamo il cervello razionale!

* * *

Il film si divide in 3 parti.

– Prima parte. L’alba dell’uomo. Fase fisica.

L’uomo-scimmia è sul ciglio dell’estinzione. Ha carne a disposizione ma sta morendo di fame. E’ predato. Sopravvive in maniera automatica. Dal grado di intensità con cui le difficoltà si abbattono su di lui si determinerà la sua evoluzione o la sua estinzione. L’evoluzione è prima di tutto un fatto individuale, poi è esteso a un gruppo. Il monolite può ampiamente essere interpretato come:

Il nome.

La radice dell’essere.

Dio.

Il numero.

La coscienza .

La tavola della legge.

Il primo mattone dell’universo.

Il mezzo evolutivo.

La guida.

La prima reazione dell’uomo-scimmia alla sua vista è la paura. La paura, o il carburante del mondo (reazione auto conservativa). La Luna ovvero gli dei perduti, lontani.

La seconda è la curiosità, o il sale del mondo (reazione intellettuale). Il Monolite o l’insegnamento (insegnamento che va toccato con la mano, mai studiato a distanza).

La terza è la venerazione, lo scopo trascendente (reazione spirituale). La Luce o la forza agente (capacità che si acquisisce con molta difficoltà, ma i cui effetti sono immediati e sfolgoranti). Quando si innesca questa sequenza chimica, nell’uomo si avvia il processo alchemico-evolutivo.

E quindi… la luna, il monolite, la luce. Questa è l’immagine potente con la quale Kubrick raffigura il momento solenne in cui la volontà agente "virgo" - che dal latino traduciamo vergine (donna) - penetra, o, se già presente, trasforma la bestia in "Homo". Ma attenzione, la parola sacerdotale "virgo" vale soprattutto per "vir-agens" o uomo operante. La frase: "On the day of execution, only women kneel and smile. At the centre of it all Your eyes", andrebbe così riletta alla luce di questa nuova interpretazione. Il giorno del passaggio l’uomo (genere umano) operante si inchinerà (per l’insegnamento) e sorriderà ed è al centro di tutto… proprio sotto i tuoi occhi!

L’immagine reattiva della ragione che opera sulla materia (la luce che si concentra sullo spigolo del monolite) si ripropone più volte durante la proiezione dell’opera di Kubrick ed è sempre presente nel momento critico in cui il personaggio fa la scelta che determina la differenza.

– Seconda parte. La base Lunare. Fase dell’intelletto.

L’ambientazione è la luna colonizzata. L’osso lanciato in aria dalla scimmia si trasforma in tecnologia, saltando a piè pari (magistralmente) 50.000 anni di evoluzione dell’uomo. La musica auto-celebra la sua grande magnificenza. Ma il problema del territorio è lo stesso. Invece dell’acqua, le nuove tribù si contendono la conoscenza (potere tecnologico) e al posto dei brontolii di minaccia si apostrofano con frasi taglienti. Ancora l’uomo è a un passo dall’autodistruzione .

Il Monolite. La curiosità intellettuale spinge l’uomo a seguire il segnale elettronico emesso dal monolite che per 50 milioni di anni è rimasto sepolto e inattivo 12 metri sotto la superficie del cratere lunare Tycho. Esso rappresenta un rompicapo che non si può scandagliare, tagliare, analizzare e le cui dimensioni sono un altro rompicapo: I quadrati di 1 di 2 e di 3. L’uomo di turno, Dr Floyd, come il suo lontano progenitore, si avvicina timoroso, incuriosito e affascinato. Egli è responsabile della futura missione su Giove, destinatario del segnale elettronico emesso dal misterioso parallelepipedo.

– Terza parte. Attraverso la porta delle stelle. Fase animica o dello spirito.

Parte la missione. Il problema territoriale è il medesimo: il possesso della Discovery. Invece dell’acqua o della conoscenza, c’è in gioco l’anima, la parte invisibile che è reclamata dal computer "Hal 9000". Hal è più intelligente, più veloce, più logico, privo di etica o di sensi di colpa. Il comandante (l’arciere) Bowman, lotta per la sua sopravvivenza e ironia della sorte neutralizza Hal con un semplice cacciavite; uccisione drammatica non certo seconda a quella messa in atto dalla scimmia con il suo osso stretto nel pugno. Ancora l’uomo è sul ciglio dell’estinzione. Il comandante è solo e consapevole della sua prossima fine. E’ all’interno della sua tuta spaziale (qualcuno nota delle similitudini?) Il suo spazio d’azione si restringe, come la sua aria e il suo respiro è al termine. Il monolite è accanto a lui ma egli lo segue per volontà? Disperazione? Rassegnazione? Fede?

La ricompensa questa volta non è un semplice pensiero, ma è la totalità dei pensieri. E’ il compimento dell’Ars Magna, è la conoscenza a 360 gradi, come una progressione geometrica la conoscenza fluisce nell’uomo e lo trasforma nel cristallo più puro. Nuova ambientazione. Stanza d’albergo. La coscienza esaminatrice dell’uomo salta da un se stesso ad un altro se stesso più vecchio e più adattato alla circostanza. Come in un déjà-vu egli avverte la presenza di qualcuno che lo osserva e che si integra al suo interno. Come tanti pezzi di un puzzle, i molti “se stesso” che sono stati in precedenza si fondono (fase intellettuale), fino e non oltre un certo punto critico. L’evoluzione, così come la concepiamo, non può più procedere.

Siamo al limite, e l’uomo è sempre a un passo dall’estinzione. Il comandante Bowman rompe inavvertitamente un bicchiere… e bellissimo è il parallelismo con il primo pensiero cosciente della scimmia che sembra considerare le potenzialità racchiuse nella sua arma che ancora non sa come utilizzare. Ed è anche l’ultimo insegnamento che perviene al vecchio astronauta dal frangersi del bicchiere, e cioè che il corpo è ciò che deve essere lasciato definitivamente affinché l’evoluzione possa compiersi. E ancora “sfiniamoci” nel vedere l’uomo di nuovo sul ciglio dell’estinzione (Kubrick mai avrebbe ripetuto un concetto tante volte se non fosse davvero importante), ma il monolite è sempre presente nel momento della trasformazione…della nuova nascita. Nasce un essere nuovo, diverso; la sublimazione della semplicità e della conoscenza in un bambino stellare. Come già alla fine del primo capitolo, quello ambientato nel paleolitico con gli uomini scimmia, Kubrick scrive nuovamente: “Adesso era il padrone del mondo ma non sapeva affatto cosa avrebbe fatto in seguito. Ma avrebbe escogitato qualcosa”.

Fin qui il film.


Come Paolo sulla strada di Damasco, anche David cadde da cavallo, folgorato dal messaggio intessuto nella trama del film, e d’altra parte quando la critica timidamente provò a chiedere a Kubrick una sua interpretazione del finale del film, egli stesso si fece sonore risate metaforiche rispondendo: “io ho già fatto la mia parte girando il film!”, intendendo che il resto del lavoro, quello di ricollocazione animica dei tasselli dello splendido puzzle rappresentato dal film, casomai spettasse a ognuno. Cosa ne è stato di quella bambina silenziosa.. cosa imparò Ambra da quella sequenza di immagini non filtrate dal suo cervello sicuramente ancora immaturo per intendersi di filosofia o di altre discipline complesse? Una sola grandissima verità, che “il dormiente deve svegliarsi!” [Cit. da Dune di F. Herbert.]





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